Il Ponte Contemporanea - Galleria Arte Contemporanea

CONTEMPORARY
ART
GALLERY

“Since 1993, the Gallery Il Ponte Contemporanea has been hosting exhibitions which well-represent the international scene”

(Achille Bonito Oliva)

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BODYGUARD (1998)

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BODYGUARD (1998)

Se la prova che un party ha avuto successo è l’arrivo della polizia, allora quello della grande inaugurazione di “Bodyguard” (1998) è stato clamoroso. La galleria sembrava una discoteca affollata del sabato sera.

Dalle nove in poi via di Montoro è rimasta completamente bloccata. Le luci illuminavano le facciate degli edifici, la gente ballava in strada. L’atmosfera da discoteca era accentuata dalla presenza di ragazze in minigonna e ragazzi a torso nudo.

All’interno della galleria, le fotografie di sette diversi performer mostravano come gli artisti contemporanei di sesso maschile percepiscano il loro corpo, in un’epoca in cui le immagini erotiche maschili sono la norma nella pubblicità, nella moda e nel cinema. L’artista triestino Paolo Ravalico Scerri impersonava il marinaio girando davanti al suo autoritratto e togliendosi i suoi Calvin Klein.

Il party inaugurale di “Bodyguard” al Ponte Contemporanea e al Ponte Projects, presto ha invaso l’intera strada. Un dj ha attaccato le enormi casse all’impianto elettrico del falegname sull’altro lato della strada, di fronte alla galleria. La musica era a un volume altissimo. Due ragazzi muscolosi in calzoncini corti e aderenti ballavano con i passanti in mezzo alla strada, nel ruolo di autentici cubisti, ma non nel senso di Picasso e Braque. Quando sembrava che la strada stesse per scoppiare di gente, è arrivato lentamente un furgoncino rosa con due strane cheerleaders, era l’elaborata performance dell’artista romano Francesco Impellizzeri, chiamata “Body Guard: The Peep Show“.

“Era l’esatto contrario dell’idea corrente della guardia del corpo”, spiega Impellizzeri. “Perché in questo caso la bodyguard invece di stare sullo sfondo era in primo piano, ero io, vestito di cuoio nero all’interno del furgoncino. Ero attirato dall’idea dello stereotipo gay, dall’ambiguità. Le altre due persone sembravano travestiti maschi, in realtà erano ragazze di 18 anni con un trucco esagerato. L’autista, anche lui vestito di rosa, sedeva silenzioso al volante. C’era un contrasto forte tra l’atmosfera festosa e colorata all’esterno della macchina e l’intimità oscura della persona all’interno, visibile solo se si guardava attraverso i finestrini. Era il contrasto tra il dolce e il salato, tra l’erotico e l’ironico. Come molto del mio lavoro, questa performance giocava sull’immagine, qualcosa di apparentemente kitsch che ha invece un significato molto più profondo”.

Bodyguard” presentava anche lavori di Gianluca Cosci (Bologna/Londra), John Dugdale (New York), Matthias Herrmann (Vienna), Konstantin Kakanias (Atene), Peter Maloney (Sydney) e Steed Taylor (New York), fornendo un esempio di come artisti di paesi diversi interpretino il tema dell’ossessione del corpo.

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