SMS come S.M.S .(Shit must stop)
“L’artista William Copley nel 1968 mise in discussione il sistema dell’arte, superando la triade artista – critico – gallerista con S.M.S. (Shit must stop) mettendo a disposizione il suo loft a New York per un’operazione durata tutto l’anno che coinvolgeva artisti di diversi paesi e diversa estrazione culturale. S.M.S. raccolse artisti particolari ed originali assemblandoli in un unico spazio/catalogo, destinando la fruizione ad un mirato collezionismo internazionale. Dimostrazione che l’arte è produzione di una forma interpersonale più che universale. La formula profetizza l’avvento telematico di una comunicazione istantanea e diretta. Una comunicazione ad personam che privilegia la destinazione a un soggetto prescelto e solitario. Ecco che l’ azione del sessantotto ispirata alla “Boite en valise” di Macel Duchamp, si collega all’ attuale SMS (Short message system). Una comunicazione fruibile nel privato del destinatario sviluppando un godimento che riduce la distanza tra produttore e fruitore ed esalta la capacità dell’arte di penetrare senza alcuna inibizione”.
Achille Bonito Oliva
James Lee Byars: Black Dress, Walter de Maria, Chicago Project, Joseph Kosuth, Four Titled Abstracts, Man Ray, The Father of Mona Lisa, Roy Lichtenstein, Folded Hat, Mimmo Rotella, 6 Prison Poems, Yoko Ono, Mend Piece for John, Richard Artschwager, Cover Design, Betty Dodsodson, Friends, Meret Oppenheim Three color Separation.